martes, 9 de enero de 2007

El Papa defendió la diversidad religiosa (dice un diario de Buenos Aires)

Traicionar a un Papa, podría ser un pecado mortal por partida doble: por la traición en sí misma y por la dignidad del traicionado; vaya uno a saber qué es peor. Pero macanear libremente sobre lo que dice el Papa en sus homilías, a fin de engañar a los fieles argentinos o darles gato por liebre, ya es cuestión un poquito más delicada, que no admite demasiados “matices” excusatorios.
Cierto diario porteño, ha publicado anteayer que el el Papa había tenido a bien decretar una apertura general hacia las demás religiones. El titular, dice textualmente: «El Papa defendió la diversidad religiosa. Rescató el símbolo de los Reyes Magos»
La fuente que se menciona es ANSA pero, sinceramente, no logramos ver en dicha fuente, en la noticia referente a la homilía, absolutamente nada de lo que dice el diario de Buenos Aires, no obstante la buena voluntad que siempre hemos sentido hacia el oscilante periódico de los Mitre. Ni defensa de la diversidad religiosa —antes bien lo contrario— ni “símbolo” de los Reyes Magos, sino una robusta fe en su existencia histórica concreta y verdadera, no nada simbólica.
La homilía completa, en italiano, la podemos leer para confrontar textos, intenciones y sentidos. Doppo parliamo. Por de pronto, samparémoos un porción que creemos atinente:
«Chi sono dunque i "Magi" di oggi, e a che punto sta il loro "viaggio" e il nostro "viaggio"? Torniamo, cari fratelli e sorelle, a quel momento di speciale grazia che fu la conclusione del Concilio Vaticano II, l’8 dicembre 1965, quando i Padri conciliari indirizzarono all’umanità intera alcuni "Messaggi". Il primo era rivolto "Ai Governanti", il secondo "Agli uomini di pensiero e di scienza". Sono due categorie di persone che in qualche modo possiamo veder raffigurate nelle figure evangeliche dei Magi. Ne vorrei poi aggiungere una terza, alla quale il Concilio non indirizzò un messaggio, ma che fu ben presente alla sua attenzione nella Dichiarazione conciliare Nostra aetate. Mi riferisco alle guide spirituali delle grandi religioni non cristiane. A distanza di duemila anni, possiamo dunque riconoscere nelle figure dei Magi 1 una sorta di prefigurazione di queste tre dimensioni costitutive dell’umanesimo moderno: la dimensione politica, quella scientifica e quella religiosa. L’Epifania ce lo mostra in stato di "pellegrinaggio", cioè in un movimento di ricerca, spesso un po’ confusa, che, in definitiva, ha il suo punto d’arrivo in Cristo, anche se qualche volta la stella si nasconde. Al tempo stesso ci mostra Dio che a sua volta è in pellegrinaggio verso l’uomo. Non c’è solo il pellegrinaggio dell’uomo verso Dio; Dio stesso si è messo in cammino verso di noi: chi è infatti Gesù, se non Dio uscito, per così dire, da se stesso per venire incontro all’umanità? Per amore Egli si è fatto storia nella nostra storia; per amore è venuto a recarci il germe della vita nuova (cfr Gv 3,3-6) e a seminarla nei solchi della nostra terra, affinché germogli, fiorisca e porti frutto.
Vorrei oggi fare miei quei Messaggi conciliari, che nulla hanno perso della loro attualità. Come per esempio là dove, nel Messaggio rivolto ai Governanti, si legge: "Tocca a voi di essere sulla terra i promotori dell’ordine e della pace tra gli uomini. Ma non dimenticate: è Dio, il Dio vivo e vero, che è il Padre degli uomini. Ed è il Cristo, suo Figlio eterno, che è venuto per dirci e farci comprendere che siamo tutti fratelli. E’ Lui, il grande artefice dell’ordine e della pace sulla terra, perché è Lui che conduce la storia umana e che, solo, può indurre i cuori a rinunciare alle passioni perverse che generano la guerra e il dolore". Come non riconoscere in queste parole dei Padri conciliari la traccia luminosa di un cammino che, solo, può trasformare la storia delle Nazioni e del mondo? E ancora, nel "Messaggio agli uomini di pensiero e di scienza", leggiamo: "Continuate a cercare, senza mai rinunciare, senza mai disperare della verità" – è questo infatti il grande pericolo: perdere interesse alla verità e cercare solo il fare, l’efficienza, il pragmatismo! – "Ricordate, continuano i Padri conciliari, le parole di un vostro grande amico, sant’Agostino: «Cerchiamo con il desiderio di trovare, e troviamo con il desiderio di cercare ancora». Felici sono coloro che, possedendo la verità, la continuano a cercare, per rinnovarla, per approfondirla, per donarla agli altri. Felici sono coloro che, non avendola trovata, marciano verso di essa con cuore sincero: che essi cerchino la luce futura con i lumi di oggi, fino alla pienezza della luce!".
Questo era detto nei due Messaggi conciliari. Ai capi dei popoli, ai ricercatori e agli scienziati, oggi più che mai, è necessario affiancare i rappresentanti delle grandi tradizioni religiose non cristiane, invitandoli a confrontarsi con la luce di Cristo, che è venuto non ad abolire, ma a portare a compimento quanto la mano di Dio ha scritto nella storia religiosa delle civiltà, specialmente nelle "grandi anime", che hanno contribuito a edificare l’umanità con la loro sapienza e i loro esempi di virtù. Cristo è luce, e la luce non può oscurare, ma solo illuminare, rischiarare, rivelare. Nessuno pertanto abbia paura di Cristo e del suo messaggio! E se nel corso della storia i cristiani, essendo uomini limitati e peccatori, hanno talora potuto tradirlo con i loro comportamenti, questo fa risaltare ancor di più che la luce è Cristo e che la Chiesa la riflette solo rimanendo unita a Lui.
"Abbiamo visto la sua stella in oriente e siamo venuti per adorare il Signore" (Acclamaz. al Vangelo, cfr Mt 2,2). Quello che ogni volta ci stupisce, ascoltando queste parole dei Magi 2, è che essi si prostrarono in adorazione di fronte a un semplice bambino in braccio a sua madre, non nella cornice di un palazzo regale, bensì nella povertà di una capanna a Betlemme (cfr Mt 2,11). Come è stato possibile? Che cosa ha convinto i Magi che quel bambino era "il re dei Giudei" e il re dei popoli? Li ha certamente persuasi il segno della stella, che essi avevano visto "nel suo sorgere" e che si era fermata proprio sopra il luogo dove si trovava il Bambino (cfr Mt 2,9). Ma anche la stella non sarebbe bastata, se i Magi non fossero stati persone intimamente aperte alla verità. A differenza del re Erode, preso dai suoi interessi di potere e di ricchezza, i Magi erano protesi verso la meta della loro ricerca, e quando la trovarono, benché fossero uomini colti, si comportarono come i pastori di Betlemme: riconobbero il segno e adorarono il Bambino, offrendogli i doni preziosi e simbolici che avevano portato con sé.
Cari fratelli e sorelle, sostiamo idealmente anche noi dinanzi all’icona 3 dell’adorazione dei Magi. Essa contiene un messaggio esigente e sempre attuale. Esigente e sempre attuale anzitutto per la Chiesa che, rispecchiandosi in Maria, è chiamata a mostrare agli uomini Gesù, nient’altro che Gesù. Egli infatti è il Tutto e la Chiesa non esiste che per rimanere unita a Lui e farLo conoscere al mondo. Ci aiuti la Madre del Verbo incarnato ad essere docili discepoli del suo Figlio, Luce delle genti. L’esempio dei Magi di allora è un invito anche per i Magi di oggi ad aprire le menti e i cuori a Cristo e ad offrirgli i doni della loro ricerca. Ad essi, a tutti gli uomini del nostro tempo, vorrei quest’oggi ripetere: non abbiate paura della luce di Cristo! La sua luce è lo splendore della verità. Lasciatevi illuminare da Lui, popoli tutti della terra; lasciatevi avvolgere dal suo amore e troverete la via della pace. Così sia.»
Entre un Papa que renuncia a la proclamación del Evangelio para agregarse a la pléyade de relativistas ecuménicos, y otro que confirma con toda vehemencia, a imitación de los Magos, la necesidad de “peregrinar” hacia Cristo para adorarLo, pues es la meta y el reposo de todo peregrino, hay la misma diferencia que puede existir entre la realidad y la metáfora, cuando llamamos “hombre” a un cadáver.
De la noticia de ANSA podemos guiarnos, sí, en cuanto menciona que el Papa, en la misma homilía, denuncia ¡qué oportuno! “el peligroso gigantismo de los medios de difusión”, y no el extraño galimatías ecumeno-eunucoide que nos presenta “La Nación” (diario).

Digo yo: ¿No habrá sido una venganza ...?

1 : Aquí dice “figura” y no “símbolo” ¿Ignorancia inocente?
2 : “Las palabras de los Magos”, y los símbolos no hablan.
3 : “Icono” no es lo mismo que “símbolo”; se diría que son contradictorios.

2 comentarios:

Anónimo dijo...

Estimado Ludovico : Lamento discrepar con Ud., demasiado generoso al llamar a La Nación el "oscilante periódico de los Mitre". Según tengo entendido, ya no les pertenece, el accionista mayoritario sería una oscura corporación extranjera, llamada Barton Corp., con sede en Nueva York. Así que, como decía Castellani "ayúdeme Ud. a pensar". Desde hace cierto tiempo, estoy observando en La Nación una actitud artera, mentirosa y deletérea no sólo con la Iglesia, sino con todo lo que tenga nombre de católico.
Como escuché a alguien recientemente: La Nación es Infalible....en el Error. Otro lobo con piel de oveja.

Ludovico ben Cidehamete dijo...

Apreciado anónimo:
Bien se ha dado cuenta Ud. que no creo ni por un instante que este diario, ahora formalmente en manos de la familia Saguier, vaya a ser de los Mitre. Mi frase estaba destinada a recrear un "espíritu" (digámoslo así, por que después de todo, el aire está lleno de otros espíritus) que casa muy bien con las tendencias de La Nación, que es la misma que P/12 aunque en dosis homeopáticas.
Es lobo y tiene piel de ... lobo.
Lo de las acciones en manos extranjeras no hace ninguna diferencia con los Mitre, así que, aún sabiéndolo, no le he dado importancia.
Créame que lo que Ud. ha leído son figuras y licencias literarias y no solamente estupidez mía; que aún existiendo como existe, no llega al punto de leer "lannación" con sentimientos de gratitud ...
Cordialmente
L. b-C.